sabato 5 gennaio 2013

CROCE ROSSA NEL MIRINO DELLA CORTE DEI CONTI E NON SOLO.............


Questi articoli chiariscono  le motivazioni per cui la Croce Rossa, usando lo strumento del licenziamento e dei contratti, illeciti, al << massimo ribasso >>, cerca di sanare il deficit, di lontana natura, causato dai propri amministratori incapaci. Tutto questo a dimostrazione, qualora ce ne fosse ancora necessità, della legittimità delle azioni sindacali della FP CGIL 
Sergio Bussone coordinatore FP CGIL ARES 118

I conti in rosso della Croce Rossa: chi l'ha ridotta così - "Cattiva gestione" la croce rossa finisce in barella


di Franchi Marco

I conti in rosso della Croce Rossa: chi l'ha ridotta così Franchi pag. 10 "CATTIVA GESTIONE" LA CROCE RUSSA FINISCE IN BARELLA DOPO L'INDAGINE DEL SENATO CHE PARLAVA DI "OPACITÀ DEI FLUSSI FINANZIARI" INTERVIENE LA CORTE DEI CONTI: 14 MILIONI DI BUCO. A UN PASSO DALLA PRIVATIZZAZIONE PROFONDO ROSSO Per i giudici contabili le perdite più consistenti, 10 milioni, derivano dal Lazio. E pende un contenzioso con la Sicilia da 50 milioni di Marco Franchi egli ultimi 34 anni la Croce Rossa Italiana è stata commissariata per 24 e ora si avvia verso la privatizzazione decisa dal governo nell'ottobre scorso. Con un buco di 14 milioni. L'obiettivo è quello di rendere l'ente un'associazione autonoma come negli altri paesi e soprattutto far risparmiare soldi allo Stato. Perché la gestione non sempre ha funzionato bene, anzi è stata negli ultimi anni al centro di vari scandali. Parentopoli compresa.
NEL DICEMBRE 2010 Report dedica un'intera puntata al lato oscuro dell'organizzazione: dal patrimonio immobiliare lasciato andare in rovina, ai pacchi di Natale per i terremotati dell'Abruzzo che sarebbero stati trasformati in gentile omaggio per i donatori di sangue. Con tanto di lettera firmata da Maria Teresa Letta, al tempo commissario della Cri in Abruzzo e sorella di Gianni, ex sottosegretario alla presidenza del consiglio: "Accompagno questo piccolo dono con gli auguri fervidi e sinceri per una sana e serena...". Alle cannonate di Report seguono i rilievi sollevati a gennaio 2012 dalla commissione Sanità del Senato, al termine di un'indagine conoscitiva sulla Cri durata un anno. Dopo un migliaio di documenti cartacei depositati, una decina le audizioni, a partire dal commissario straordinario, Francesco Rocca, il verdetto è impietoso: mancata approvazione nei tempi dovuti dei rendiconti, opacità dei flussi finanziari, mancanza di criteri trasparenti e obiettivi sul reclutamento, assenza di pianta organica, attribuzione ai dipendenti di emolumenti non dovuti, eccesso di consulenti esterni. E poi: mancanza di controlli interni, carenza di una esatta rendi-contazione di beni mobili, diseconomicità della gestione dei beni immobili. Le attività svolte in convenzione per il Pronto soccorso? Anche queste antieconomiche, con casi limite oggetto di segnalazione nel Lazio e in Puglia. Ora ad accendere i riflettori sulla Croce Rossa è la Corte dei Conti che già a gennaio 2011 aveva condannato in primo grado l'ex commissario straordinario Maurizio Scelli e altri due funzionari a versare 3 milioni di euro a beneficio dell'ente per compensare i danni causati dalla loro gestione. Fra le motivazioni di quella sentenza , il "totale disprezzo di qualsiasi canone di sana amministrazione, in totale noncuranza degli equilibri finanziari della Croce Rossa Italiana". Il giudizio della Corte è cambiato? Non proprio. Certo, l'attività ha dato segnali di ripresa e qualche passo avanti c'è stato. Ad esempio, si legge nella relazione sull'esercizio 2011, "il consuntivo 2011 è stato approvato nei termini di legge". Un'eccezione, non la regole per la Cri che nemmeno nel 2011 è riuscita a determinare la dotazione organica del personale militare. Problema che però verrà presto risolto, grazie al decreto legislativo del settembre 2012 secondo cui il Corpo militare, costituito esclusivamente dal personale volontario, transiterà in un ruolo ad esaurimento nell'ambito del personale civile della Croce Rossa. Restano comunque da sciogliere i nodi relativi alla "notevole complessità organizzativa e gestionale conseguente all'esistenza di circa *** 600 comitati con propria autonomia di bilancio" che determina ancora "alcune discrasie gestionali derivanti, principalmente, dalla mancanza di figure professionali adeguate". Il tallone d'achille di quella che fra qualche anno diventerà una vera e propria azienda privata restano i conti: le Unità territoriali registrano un disavanzo complessivo di 6.554.770 euro cui si aggiungo altri 7,4 milioni del Comitato centrale (7.431.074). Totale: quasi 14 milioni di rosso nel 2011. A zavorrare il bilancio sono soprattutto i Comitati provinciali di Roma, Latina (che sono incrementati, rispetto al 2010 di 10.109.057 euro) e Perugia. Colpa di convenzioni in perdita, di ritardi con cui vengono pagati i servizi da parte delle Aziende sanitarie locali e delle spese di gestione di alcune strutture socio sanitarie. Ma non si possono dimenticare i recenti fatti di cronaca come la bufera scoppiata a novembre sul caso dell'affidamento della gestione delle ambulanze in subappalto a gruppi privati.
NON SOLO. "Persistono ancora — scrive la Corte dei Conti - alcune convenzioni in perdita, in particolare per i servizi di pronto soccorso e trasporto infermi, a causa dell'alto costo del personale rispetto a quello delle strutture privatistiche. Così come non risulta concluso il complesso contenzioso con la società SI.S.E , incaricata di gestire le convenzioni in Sicilia, che rischia di costare 50 milioni di euro alle sempre più pallide casse della Croce Rossa.







SCANDALO CROCE ROSSA/ La Corte dei Conti certifica un buco da 14 milioni: “Manca il controllo”

Gli scandali nella Croce Rossa Italiana non finiscono mai e stavolta continuano le denunce della Corte dei Conti. Disagi e deficit economici indeboliscono ancora di più il più importante Ente umanitario: la CRI ha un buco economico di quasi 14 milioni di euro; non ha la capacità interna di controllare la contabilità; non esiste una tesoreria unica a cui attingere denaro in modo vigilato e le commissioni hanno troppa autonomia. Un sistema ‘anarchico’ che, oltre ai scandali del passato, crea troppe lacune economiche. E così la Croce Rossa si avvia alla privatizzazione.

 Ora torna un nuovo resoconto della Corte dei Conti che denuncia altre lacune che rischiano sempre più d’indebolire la CRI: una criticità organizzativa e gestionale. C’è da dire che rispetto al fondo nero toccato in più casi, negli ultimi anni la situazione della CRI è migliorata lievemente pur rimanendo ancora negativa. Nonostante la politica dei tagli - riduzione delle auto blu, autovetture di servizio, da 29 a 9; i ‘benefits’ non sono presenti nella struttura; gli organi collegiali sono diminuiti da 7 a 3- comunque la Croce Rossa si avvia alla privatizzazione decisa dal Governo Monti.  Infatti è in corso di approvazione il decreto di riforma  che prevede una parziale privatizzazione soprattutto delle strutture periferiche. Secondo l’Annual Report 2011 la CRI possiede ben 981 immobili –molti di cui andranno in mano a privati, distribuiti soprattutto in Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Friuli.
Un altro grave problema è il buco economico che ammonta a quasi 14 milioni di euro: infatti 6.554.770 euro è il disavanzo dei comitati regionali e 7.400.000 euro ammonta lo scompenso del comitato centrale. Un triennio finanziario in dissesto a causa di una poca liquidità dell’Ente e da un’organizzazione interna, disorganizzata che rallenta le approvazioni di bilancio. La Croce Rossa non ha mai avuto una Tesoreria Unica, ovvero un macro fondo nazionale a cui, tutte le rappresentanze possano attingere in modo controllato e questo sarebbe uno dei provvedimenti urgenti da prendere. Inoltre la Corte dei Conti ha rilevato un abnorme buco economico con problemi finanziari per la CRI sezione Molise, Lazio, Friuli, Toscana ed Umbria. Mentre a livello provinciale il default economico è per Roma, Latina e Perugia.

Dulcis in fundo la discrasia organizzativa: la CRI ha un ordine interno che con difficoltà permette di tenere sotto controllo i livelli di responsabilità finanziaria perché i comitati: centrale, provinciali (103), regionali (20) e locali (448) hanno una loro organizzazione autonoma che rende difficile anche controllare gli spostamenti di denaro.

infiltrato.it






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