domenica 20 ottobre 2013

Tra nuovi “diversamente” e vecchi “non solo”

Se nel giudicare la legge di stabilità presentata dal Governo dovessimo utilizzare il parametro assunto dal Presidente Letta e da molti Ministri dovremmo aggiungere alla loro anche la nostra soddisfazione
All’apparenza, ma solo all’apparenza, sembrano non esserci tagli ulteriori al servizio sanitario nazionale; così come, d’altronde, non c’è nessun prelievo forzato sui conti correnti di pensionati e lavoratori dipendenti e finanche le tredicesime sono salve.
E siccome la legge di stabilità non le cita possiamo stare tranquilli e ringraziare il Governo: non ci sono all’orizzonte nemmeno… l’invasione di cavallette e quella degli ultracorpi.
Una sequenza logica, quella assunta dall’Esecutivo nel comunicare attorno alla legge di stabilità, che farebbe impallidire il compianto “Re dell’ovvio”: Max Catalano per primo (…quelli della notte) avrebbe detto “meglio una finanziaria senza tagli alla sanità che una finanziaria con tagli alla sanità”.E questo  riguarda la singolare strategia comunicativa dell’Esecutivo Letta, che fra roboanti annunci della vigilia e tentativi di far passare l’ovvio per arguzia sembra oggettivamente in confusione. Ma al di la di ciò, resta una legge di stabilità che prosegue senza sosta il cammino intrapreso da quelle a firma Tremonti/Monti.
Se, infatti, omettessimo data e legislatura, pochi si accorgerebbero delle differenze: circa 3 miliardi di tagli complessivi al sistema dei servizi e delle pubbliche amministrazioni (compreso il Servizio Sanitario Nazionale, ovviamente),  blocco ulteriore della contrattazione nazionale e del turn-over, taglio lineare degli straordinari e ulteriore rateizzazione del TFR potrebbero essere misure tranquillamente ascrivibili al Ministro Monti o al Professor Tremonti .
E anche alcuni “sotterfugi” si ripetono: 2,2 miliardi di risparmi dovrebbero arrivare dalle iniziative del neo commissario alla Spending Review.  Ma cosa succederebbe se il supercommissario non riuscisse a tagliare il…..già tagliato? Semplice: si ridurrebbero per un pari importo le detrazioni fiscali per famiglie e lavoratori dipendenti tutti, pubblici e privati. Un capolavoro di coesione sociale, un tentativo incredibile di mantenere unito il paese.
E che dire, infine, dei continui tentativi di deresponsabilizzazione, di autoassoluzione sul blocco dei contratti? A sentire il Ministro D’Alia questa scelta era doverosa poiché frutto di decisioni prese dal precedente Governo. Delle due l’una o questa è una legge di stabilità “innovativa”, “che rompe una spirale perversa”, così come dichiarano quotidianamente i Ministri o è il frutto coerente di azioni decise nel passato. Non si possono affermare entrambe le cose.
E infine il mondo del lavoro precario nelle pubbliche amministrazioni.
Nel presentare il decreto 101 il Governo Letta aveva annunciato, anche qui “azzardando”, la fine del precariato e l’avvio di un graduale processo di stabilizzazione legato ad un più generale piano assunzionale nelle PP.AA.
Dopo nemmeno un mese e mezzo  lo stesso Governo decide di prorogare ulteriormente il blocco del turn-over fino al 2017.  Una vera e propria dissociazione. Stabilizzare con il blocco delle assunzioni è veramente complicato da sostenere. Anche il “Re dell’ovvio” avrebbe difficoltà ad affermare che “è meglio un blocco del turn over con le stabilizzazioni dei precari che un blocco del turn over senza alcuna stabilizzazione”.Ma detto questo resta una domanda: che fare?
Innanzitutto, è ovvio, questa legge di stabilità va cambiata e pure radicalmente.
Va rivoltata l’impostazione recessiva ed iniqua (per il lavoro pubblico) e vanno date gambe alla dichiarazioni: aprire una discussione vera e libera sul rinnovo del contratto di lavoro fermo dal 2009, cancellare i tagli lineari alla spesa pubblica (che è sottoposta a questo stress da ormai un decennio), stabilizzare il lavoro precario e smetterla, infine, di giocare con i trattamenti di fine rapporto (che sono soldi di lavoratrici e lavoratori, non di altri).
Ma soprattutto, insieme a ciò, avviare quel tavolo di confronto sul lavoro pubblico che il Ministro D’Alia annuncia come imminente da troppo tempo: non è più possibile sostenere un approccio così caotico, contraddittorio e riduttivo sul tema dei servizi e del lavoro pubblico.
Continuare così non si può più: la mobilitazione, compreso lo sciopero generale dei servizi pubblici è a un passo.
 Ps. Sempre a proposito di comunicazione: se Sindacati e Confindustria dichiarano la loro insoddisfazione per questa legge di stabilità la risposta non può essere: “ questo è il segno che la manovra è equilibrata”. Anche il più ovvio dei Re direbbe che è sbagliata punto e basta.
Dal blog di Rossana Dettori Segretaria Generale Fp Cgil

Nessun commento:

Posta un commento