Zingaretti lancia gli "ospedali di prossimità" per i codici bianchi e verdi: "Per il 2014 ne apriremo 48". Nei centri ci saranno medici di base, specialisti ambulatoriali, infermieri e tecnici
di CARLO PICOZZA (da Repubblica Roma )Si chiamavano "Presidi territoriali di prossimità" ai tempi della giunta regionale guidata da Piero Marrazzo. Erano diventati "Ospedali distrettuali" in quella presieduta da Renata Polverini. (In comune avevano tanti obiettivi lodevoli e il fatto di essere rimasti sulla carta). Ora, sempre con l'intento di alleggerire l'onda d'urto della domanda di cure sugli ospedali e di integrare questi con i quartieri, il governatore Nicola Zingaretti, commissario di governo alla Sanità regionale, ci riprova. Come? Lanciando le Case della salute. Il termine, anche se non nuovo (nel 2007 è comparso in un decreto ministeriale rimasto anche questo lettera morta nel Lazio), è meno reboante e più attinente agli obiettivi annunciati: dare vita a dimore dove garantire ai cittadini "l'assistenza primaria", dalla prevenzione al trattamento di malattie e traumi minori, dalla presa in carico dei portatori di handicap alle cure per i malati cronici, dal primo soccorso sanitario a quello sociale.È una bella sfida: i pazienti che ogni anno accedono nei Pronti soccorsi del Lazio sono due milioni e 200mila (più di un milione i ricoveri totali). Oltre il 60 per cento di questi (un milione 320mila) sono classificati come codici bianchi e verdi (in condizioni non gravi), affetti cioè da patologie o segnati da traumi che potrebbero essere trattati in ambulatorio quando non nello studio degli stessi medici di famiglia. Ecco allora le Case della salute, grandi contenitori di professionalità diverse per allentare l'assalto alla prima linea degli ospedali. Il modello sembra delineato: dentro ci saranno i medici di base, gli specialisti ambulatoriali, infermieri, fisioterapisti e altri tecnici.
Le Case della salute sono "raccomandate" ai direttori di ospedali e Asl. Nella stesura dei piani aziendali i managers dovranno indicare come, dove e quando realizzarle. E in una "determinazione", la direzione regionale per l'area dell'Integrazione sociosanitaria ha istituito un gruppo di lavoro per fornire le linee di indirizzo ai direttori delle aziende sanitarie.
Dove nasceranno le Case della salute? In provincia, tra le mura dei 20 ospedali che sono stati chiusi tra il 2010 e il 2012 (per altri 4 le sorti saranno segnate dai contenziosi giudiziari aperti). A Roma, ancora non si sa. Anche se qua e là i direttori di ospedali e Asl qualche idea ce l'hanno già. Il manager del San Camillo, Aldo Morrone, sulla scia del suo predecessore, il chirurgo toracico Massimo Martelli, ha indicato nel Forlanini 165mila metri quadrati coperti (680mila metri cubi) in un parco di oltre 18 ettari una maxi Casa della salute. E ha già pronto il progetto che, forte dello spazio a disposizione, in aggiunta ad ambulatori, primo soccorso, casefamiglia, centri di ricerca, prevede anche qualche centinaio di posti letto per le Rsa, le residenze assistite per gli anziani che per ora restano fuori dalla programmazione sanitaria regionale (anche se, nella ricognizione eseguita dagli uffici commissariali e riportata nel decreto 39 di inizio anno, il fabbisogno di degenze in queste dimore è stimato a quota 7mila 200). "Bisogna ancora capire", commenta Pier Luigi Bartoletti, segretario regionale della Fimmg, federazione dei medici di famiglia, "quali funzioni avranno le Case della salute in rapporto con il sistema attuale dell'assistenza regionale"
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