mercoledì 25 settembre 2013

Rossana Dettori Segretaria Generale Fp Cgil: IO vorrei…un congresso del NOI.


“Ora il congresso della Cgil fonderà in una grande sintesi nazionale le linee di politica economica uscite dalla grande consultazione democratica e indicherà al Paese la strada da seguire. Il congresso farà così, delle rivendicazioni dei lavoratori di tutte le regioni e di tutte le categorie, la rivendicazione comune di tutti i lavoratori italiani chiamando tutto il popolo lavoratore a unirsi attorno alla grande bandiera di rinascita economica, di progresso e di pace della Cgil” Giuseppe Di Vittorio – “Lavoro” 6 dicembre 1952.

Sono state avviate in questi giorni tutte le procedure propedeutiche all’apertura del 17° Congresso della Cgil che terminerà i suoi lavori la prossima primavera.
Sei mesi di intenso lavoro, di assemblee di posto di lavoro, aziendali, territoriali e di categoria il cui obiettivo principale è coinvolgere il più alto numero possibile di lavoratrici e lavoratori iscritti: farli partecipare, confrontarsi, a loro chiedere forza e tensione per riaffermare i valori e i principi di civiltà di una Repubblica che deve tornare ad essere “fondata sul lavoro”; questo deve essere il congresso della Cgil.
Una straordinaria occasione nella quale dobbiamo saper chiamare a raccolta quel sentimento collettivo di solidarietà, di comunione e progresso che ha fatto grande il sindacato di Corso d’Italia e che lo lega indissolubilmente alle lavoratrici e ai lavoratori iscritti.
Abbiamo bisogno di riaffermare con forza i termini di un progetto di miglioramento del nostro vivere comune, di rilanciare una piattaforma complessiva per riordinare il Paese dopo anni e anni di disastri e di mancate occasioni.
Una nuova Europa, differenti politiche di redistribuzione fiscale, scuola e formazione, green economy, ruolo del pubblico, riforma degli assetti istituzionali, ma anche diritti di cittadinanza, reddito e politiche di sostegno, pensioni e sistema di welfare, livelli essenziali di assistenza e contrattazione: questi solo alcuni dei temi sul quale il congresso  dovrà sperimentarsi, consapevoli del fatto che non veniamo dall’anno zero.
Consapevoli, cioè, che aveva ragione la Cgil quando, inascoltata e spesse volte marginalizzata dalla cattiva politica (a volte con qualche “complicità esterna” di troppo), denunciava con scioperi e mobilitazioni l’infondatezza e l’iniquità delle politiche economiche assunte dai governi negli ultimi 15 anni. Le nostre piattaforme erano e restano giuste, le scelte politiche, al contrario, erano e restano sbagliate.
Ci sono, però, dei rischi che dobbiamo evitare in tutti i modi, se non vogliamo  che, pur solo inconsapevolmente, quel confronto che intendiamo rivolgere al Paese si chiuda prima di iniziare, che si incammini, cioè, verso una interlocuzione più attenta al nostro io, piuttosto che al noi e  a  ciò che fuori di noi si muove e si realizza.
Ecco, innanzitutto, il Congresso che abbiamo di fronte non deve cedere alla tentazione di trasformarsi in un dibattito fra gruppi dirigenti: abbiamo già rischiato in passato di non essere pienamente compresi dagli iscritti ai quali ci rivolgiamo in queste occasioni e non possiamo permetterci di rifare quello stesso errore.
Il passaggio entro il quale si collocano le nostre assemblee congressuali è, oltretutto, uno fra i più delicati per il Paese e per l’intero mondo del lavoro: ciò non consente tentennamenti e ambiguità di sorta.
Quel forte sentimento di indignazione che promanerà anche dalle migliaia e migliaia di assemblee che ci apprestiamo a fare, ad esempio,  deve essere il punto di forza dell’intera organizzazione, il patrimonio collettivo sul quale fare leva anche in prospettiva di mobilitazioni generali e del lavoro pubblico che sembrano sempre più vicine; non possiamo permetterci di interpretarlo malevolmente o, peggio, usarlo per obiettivi diversi dal bene comune.
Dobbiamo saper resistere, cioè, proprio a quelle tentazioni  popolari/populiste che abbiamo aspramente criticato nei partiti e sulle quali la politica ha mostrato e continua a mostrare il suo volto peggiore.
Ciò, io credo, passa principalmente attraverso il riconoscimento pieno e condiviso della parola “pluralismo”: lo dico con chiarezza, il pluralismo, in una organizzazione come la nostra, deve continuare ad  essere considerato come uno dei valori irrinunciabili, uno dei punti fondanti del nostro vivere la Cgil.
Dobbiamo agire con determinazione il valore di quella parola, di quel principio; solo così  ognuno di noi, sia pur con le sensibilità e le diversità che rappresenta, potrà tornare ad interpretare la parola noi, in maniera sempre più estensiva, sempre più inclusiva.
Perché è quel sentire, quel nostro NOI contrapposto all’IO, che ci ha consentito di crescere e vivere in una organizzazione pluralista e democratica. E sarà ancora quel NOI, come risposta ai tanti IO, che permetterà all’insieme delle donne e degli uomini che la rappresentano di continuare a lavorare con passione e determinazione per l’unico grande obiettivo che (NOI) ci siamo dati: il lavoro prima di tutto.

Rossana Dettori Segretaria Generale Fp Cgil

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