mercoledì 14 agosto 2013

Caccia al sangue ancora con il fax Il direttore del 118: «Trasporto fai-da-te. Spetta all’Ares solo sulla carta»

Roma Capitale
Manca il sangue. Solo 97mila donatori su 3 milioni e mezzo di residenti, 5 milioni di euro per importarlo. E quando serve in urgenza si cerca ancora con il fax, come quando si cerca un posto letto in ospedale. Perdendo tempo prezioso a salvare vite umane. «Una rete dell’emergenza trasfusionale che coordini in rete tutte le singole sacche di sangue nelle varie banche del sangue ancora non c’è» lancia l’sos il direttore dell’azienda Ares 118 di Roma Capitale, Livio De Angelis, che interviene su un tema caldo a ridosso di Ferragosto, quando la città si svuota e la "sofferenza" per la preziosa linfa aumenta. Insomma la penuria di sangue, soprattutto in estate, che la scorsa settimana aveva portato il sindaco Ignazio Marino al San Filippo, per dare il buon esempio ai romani che donano meno di una città come Ragusa (lì i donatori sono 20mila), non è l’unico problema in fatto di trasfusioni.
«È sano chiedere di donare - premette De Angelis - ma oltre ad umentare la quantità di sangue per chi ne ha bisogno, come giustamente esorta a fare il sindaco, in modo parallelo bisognerebbe anche migliorare la capacità di gestire il sangue immaganizzato nei centri trasfusionali e di renderlo il più possibile fruibile per chi ne ha bisogno». Basterebbe creare una "rete" per evitare anche le lunghe scadenze, il sangue fresco fa meglio perché le cellule vitali muoiono ogni giorno un po’. La soluzione per De Angelis, è «un centro di coordinamento regionale che dipenda dal sistema sanitario regionale che abbia in rete in maniera informatica, cioè immediata, tutte le singole sacche di sangue disponibili nella regione, in modo che dovunque serva si sappia immediatamente dove è, senza tanti giri, e contatti che facciano perdere tempo, e si riesca immediatamente a portare il sangue dalla banca del sangue dove si trova al paziente che ne ha bisogno».
Però il sangue da solo "non vola". Oggi il trasporto è affidato al fai-da-te. «Non c’è ancora un coordinamento centrale del trasporto sangue, che - spiega De Angelis - è affidato alla singola capacità organizzativa dei diversi centri trasfusionali, che lo gestiscono dandolo in appalto a degli enti privati». E invece anche qui sarebbe «fondamentale avere un coordinamento centrale della rete del sangue ottimizzando così la rete di vettori che consentono di portare la sacca di sangue al paziente che ne ha bisogno.
La soluzione è a portata di mano. «Basterebbe semplicemente realizzare i contenuti di quello che già il legislatore ha previsto nella legge istitutiva di Ares 118 del 2004, che affidava all’azienda il compito del trasporto centralizzato sul territorio regionale di sangue ed organi». In sintesi «é legge - conclude De Angelis - ma solo sulla carta».
Dei benefici effetti risentirebbe anche l’occupazione. Riconducendo a proficuo lavoro centinaia di dipendenti. In che modo? Oggi, spiega ancora il direttore di Ares 118, «abbiamo molto personale che fa soccorso sanitario su strada, un impegno faticoso, e una grossa quota di personle che per età e patologie, hanno limitazioni all’idoneità a fare soccorso su strada. Proprio questi si potrebbero far uscire dagli uffici e farli tornare operativi, alla guida di un mezzo per il trasporto delle sacche di sangue dalla banca dove sono state trovate al paziente che ne ha bisogno».
A settembre intanto il sindaco ha promesso di avviare l’iter per eliminare l’odiosa tassa di 70 euro che oggi pagano i camper per le donazioni su strada. E il sindaco potrebbe portare autoemoteche anche sui Fori pedonalizzati.
iltempo.it

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