martedì 22 gennaio 2013

Anteprima. Infermieri. Ecco la nuova proposta Ministero-Regioni su ruolo e competenze.Cgil, Cisl e Uil : “Garantita l'evoluzione professionale"

Sparisce l'elencazione delle ulteriori funzioni minime da attribuire agli infermieri, troppo simile - secondo le organizzazioni di categoria - a un nuovo mansionario. Esaltata l’intesa tra professione medica e infermieristica. La nuova bozza di schema di accordo Stato Regioni e la relazione illustrativa, che hanno già incassato l'ok di Ipasvi, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. 

È pronta la nuova proposta del Tavolo Ministero-Regioni sull'implementazione e lo sviluppo delle competenze infermieristiche, elaborata tenendo conto delle osservazioni avanzate dalle organizzazioni di categoria sul vecchio testo.

Arricchito di due articoli (Modalità e percorsi per lo sviluppo delle competenze professionali Governo dell’evoluzione professionale, formativa e organizzativa nel Ssn), lo schema di Accordo Stato Regioni presenta numerose modifiche rispetto alla versione precedente. La novità più importante riguarda la formazione. Si mettono in essere le condizioni perché si attui  la figura dell'infermiere specialista, già prevista dall’articolo 6 della legge 43/06. In pratica, come già avviene per i medici, anche per il percorso formativo dell'infermiere si prevede la possibilità di arricchire ed implementare le proprie competenze in materie specifiche, seppure suddivise in macroaree rispetto alla forte articolazione specialistica prevista per la professione medica.

Nel dettaglio, l'accordo prevede che, attraverso un provvedimento del Miur, di concerto con il ministero della Salute e d’intesa con le Regioni, dovranno essere emanati gli indirizzi per dare corso alla formazione dell'infermiere specialista e al riconoscimento dei CFU (Crediti Formativi Universitari) relativi ai percorsi pregressi effettuati in ambito regionale. Sei, in particolare, le aree su cui si svilupperanno le nuove competenze, e quindi la formazione specialistica degli infermieri:
• Area cure primarie - servizi territoriali/distrettuali
• Area intensiva e dell'emergenza-urgenza
• Area medica
• Area chirurgica
• Area neonatologica e pediatrica
• Area salute mentale e dipendenze

In questo quadro si inserisce un'altra importante modifica rispetto a uno dei punti del vecchio accordo più contestati dalle rappresentanze professionali e sindacali.  Non è più previsto, almeno sinora, i l'elenco delle nuove competenze attribuibili  agli infermieri per ciascuna delle sei aree. Una lista di funzioni che, secondo le organizzazioni degli infermieri, troppo ricordava il vecchio mansionario abolito nel 1999 e mal visto dagli infermieri perché ne escludeva l'iniziativa limitandoli ad eseguire i compiti elencati nello stesso, mentre per i proponenti si trattava solo di funzioni indicative attribuibili oltre quelle già previste dagli infermieri. Naturalmente i successivi accordi regionali ed aziendali dovranno successivamente indicare quale ulteriori competenze, anche e soprattutto quelle ora di competenza solo della professione medica, potranno essere svolte dagli infermieri e in quali modalità organizzativa e con quale percorso formativo: quindi un metodo induttivo invece che deduttivo.

Il nuovo testo conferma il riferimento alla revisione dei piani di studio della Laurea infermieristica, della Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e dei Master Universitari di I e II Livello.

Si specifica invece che le esperienze già messe in atto in alcune regioni per promuovere lo sviluppo delle competenze e delle responsabilità professionali dell’infermiere e dell’infermiere pediatrico dovranno essere ricondotte alle modalità e ai percorsi definiti da questo accordo. In questo modo si dovrebbe risolvere il problema, più volte denunciato dagli infermieri ma anche dai medici, della difformità di modelli che negli anni si sono diffusi sul territorio nazionale, soprattutto in seguito ad alcune sperimentazioni avviate in Regioni come la Toscana e l’Emilia Romagna, ma soprattutto si da riconoscimento e dignità nazionale alle esperienze pilote e di avanguardia avviate da queste Regioni..

Cancellato poi, rispetto alla vecchia versione, il comma che prevedeva che le Regioni attuassero le indicazioni dell’accordo in relazione alle esigenze territoriali e al fabbisogno di infermieri esperti definendone il processo di accreditamento professionale, così come sparisce la possibilità per le aziende e altre istituzioni socio sanitarie di definire, con successivo procedimento, i percorsi attuativi.

Tuttavia, uno dei nuovi articoli introdotti nella bozza (quello su Modalità e percorsi per lo sviluppo delle competenze professionali) prevede che le Regioni definiscano, all’interno del processo di accreditamento professionale, i criteri per lo sviluppo delle competenze degli infermieri e la conseguente revisione dei modelli organizzativi, sia ospedalieri che territoriali, ad iniziare dall’organizzazione dei presidi ospedalieri per intensità di cure e dai modelli per complessità assistenziale, in relazione alle esigenze regionali e professionali. Così come, sulla base di una specifica intesa con le rappresentanze sindacali e professionali, definiranno, in collaborazione con l’Università, entro 180 giorni dall’approvazione dell’Accordo, i percorsi attuativi e i criteri per riconoscere pregresse specifiche esperienze, nonché i percorsi formativi da effettuarsi in ambito regionale o aziendale, anche ai fini dell’attribuzione dei Crediti Formativi Universitari.

L'altro nuovo articolo su Governo dell’evoluzione professionale, formativa e organizzativa nel Ssn stabilisce, inoltre, che lo sviluppo delle competenze e delle responsabilità, basato sulla formazione, sulla ricerca e sull’esperienza professionale acquisita in ambito lavorativo, debba avere come riferimento “le norme deontologiche, le disposizioni normative ed amministrative relative ai contenuti dei profili professionali e gli ordinamenti formativi universitari, nonché le scelte di programmazione nazionale e regionale, per migliorare la presa in carico della persona, la continuità assistenziale fra ospedale e territorio, il governo dei bisogni assistenziali, sanitari e socio sanitari delle persone, delle famiglie e della comunità assistita”.

Da queste modifiche deriva la cancellazione, nella relazione illustrativa che accompagna lo schema di accordo, della nuova figura dell’infermiere esperto, definito come “il professionista in possesso di un certificato di competenze in esito ad un percorso formativo della regione/provincia autonoma, con l’eventuale contributo delle Università”.

Lo stesso articolo su Governo dell’evoluzione professionale, formativa e organizzativa nel Ssn, infine, stabilisce che per promuovere lo sviluppo omogeneo delle competenze professionali e dei conseguenti modelli organizzativi nel Ssn, nonché per promuovere e diffondere le buone pratiche, venga istituito presso il ministero della Salute un Osservatorio nazionale delle buone pratiche professionali e organizzative.
I pareri dell’Osservatorio nazionale delle buone pratiche professionali e organizzative, trasmessi periodicamente al Comitato di Settore, costituiranno elementi propedeutici alla revisione degli strumenti giuridici, economici e normativi nell’ambito delle trattative per il rinnovo dei Contratti collettivi nazionali di lavoro.

Il nuovo documento ha già ricevuto il parere positivo della Federazione dei Collegi Ipasvi, della Cgil, della Cisl e della Uil Sanità, e si appresta ora ad essere inviato alla Conferenza Stato Regioni per l’approvazione definitiva.


Quotidiano Sanità



Cgil, Cisl e Uil su testo Ministero-Regioni: “Garantita l'evoluzione professionale"

I sindacati confederali accolgono positivamente il nuovo testo elaborato sulle competenze infermieristiche. Apprezzata in particolare l’eliminazione a “ogni richiamo di tipo prestazionale”, l'introduzione della formazione specialistica e di percorsi che "salvaguardano l'omogeneità e la validità nel Ssn”. 

Positiva la valutazione della Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl sulla nuova bozza di Accordo Stato-Regioni sull’evoluzione delle competenze infermieristiche. In una nota diffusa a termine di una delle riunioni che hanno portato all'eleborazione del nuovo testo, infatti, i sindacati sottolineano con soddisfazione come siano state accolte le osservazioni formulate rispetto alle criticità presenti nel vecchio testo. Modiche che, secondo la Fp Cgil, la Cisl Fp e la Uil Fpl permetteranno di garantire una promozione e valorizzazione della professione infermieristica “basata sulla formazione, sulla ricerca e sull’esperienza professionale acquisita in ambito lavorativo, eliminando ogni richiamo di tipo prestazionale che possa mettere in discussione la piena autonomia e responsabilità professionale che l’ordinamento attribuisce alle professione stesse”.

Particolare soddisfazione anche per l’eliminazione di “impostazioni che rischiavano di produrre un arretramento rispetto all’attuale impianto del sistema formativo, per il quale sono stati invece sanciti modalità e percorsi che ne salvaguardano l'omogeneità e la validità nel Servizio Sanitario Nazionale”.

Come previsto nel corso della riunione, il nuovo testo rappresenta una “riconferma” e “accelerata” rispetto all’attuazione della legge 43/2006 prevedendo l’emanazione degli indirizzi per dare corso alla formazione dell’infermiere specialista.

“Ai percorsi di sviluppo professionale e organizzativo – osservano i sindacati confederali -, sarà data attuazione mediante intese con le Organizzazioni sindacali e le Associazioni professionali a livello regionale, che lasciano il necessario spazio alle specifiche esigenze territoriali e trovano, poi, un punto di sintesi nell’Osservatorio Nazionale delle buone pratiche professionali e organizzative da istituire presso il ministro della Salute”.

“Nella attuale stesura del testo – proseguono i sindacati - trovano ampio spazio la promozione sull’intero territorio nazionale di modelli organizzativi dell’assistenza e del lavoro nei quali esercitare realmente il ruolo di responsabilità dell’assistenza nel campo di attività proprio nonché il necessario collegamento dei percorsi  formativi e organizzativi  con la revisione degli istituti normativi ed economici nell’ambito dei rinnovi dei Ccnl. Uguale riconoscimento ha trovato la richiesta che l’accordo riconosca e valorizzi il consolidamento e l’avanzamento delle competenze derivanti dalle esperienze in essere negli specifici modelli organizzativi sperimentati dalle diverse regioni, così come dai percorsi di aggiornamento e complementari, da ricomprendere all'interno di un processo di accreditamento professionale, tutelando anche gli operatori rispetto a situazioni già verificatesi di denunce da parte degli Ordini dei medici di alcune regioni”.

Accolte, dunque, le richieste più importanti avanzate dai sindacati. “Ora – concludono la Fp Cgil, la Cisl Fp e la Uil Fpl - attendiamo ora dallo svolgimento del successivo iter approvativo la conferma delle soluzioni condivise che tra l’altro, a nostro avviso, possono essere validamente utilizzate come riferimento per la definizione degli accordi riferiti alle altre professioni sanitarie, favorendo il necessario, rapido completamento del percorso di valorizzazione di tutti i professionisti sanitari”.


Quotidiano Sanità

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