domenica 4 novembre 2012

Sergio Bussone, sindacalista della Cgil funzione pubblica, ricorda: «In un anno, stando all’ultimo bilancio dell’Ares, il ricorso ai privati a causa delle ambulanze bloccate nei pronto soccorso ha causato una spesa di quattro milioni di euro».

Ospedali, ambulanze ferme
spreco da quattro milioni

Il caso dell’Asl Roma B: per tre mesi un conto da 620 mila euro 
ROMA - Tra le fatture da pagare arrivate all’Asl Roma B, quella di cui fanno parte il policlinico Casilino e l’ospedale Sandro Pertini, ce n’è una che salta agli occhi: si riferisce al periodo gennaio-marzo 2012, è stata inviata dall’Ares 118 (l’agenzia regionale dell’emergenza che gestisce le ambulanze) e per soli tre mesi chiede 619.911 euro per «addebito fermo mezzi». 

Di cosa si tratta? Perché l’Asl che dipende dalla Regione deve pagare una somma così alta a un’agenzia che dipende dalla Regione? È una delle follie del sistema. I pronto soccorso sono affollati e non riescono a smaltire le richieste in tempi rapidi. Le ambulanze in grandi ospedali come Casilino e Pertini portano i pazienti e restano bloccate molte ore, perché non possono ripartire fino a quando i pronto soccorso non si prendono carico dei malati. A quel punto, con le ambulanze ferme a non fare nulla negli ospedali, l’Ares chiama le ambulanze dei privati per coprire le lacune che si creano con i mezzi fermi a non fare nulla. I privati vanno pagati e, in base a una legge del 2009, l’Ares deve poi rivalersi sugli ospedali, dunque sulle Asl, che hanno bloccato le ambulanze. 

Complicato? C’è un altro modo per raccontarlo: a causa dello scandalo delle ambulanze ferme, il sistema sanitario pubblico, la Regione, deve sborsare molti soldi per pagare il servizio sostitutivo delle ambulanze private. Racconta Massimo Magnanti, leader del sindacato Spes (i medici dei pronto soccorso): «Questo è il messaggio che non riusciamo a far passare. Non si capisce che i pronto soccorso in tilt, con i pazienti sulle barelle per giorni o le ambulanze bloccate, non rappresentano solo una situazione inaccettabile dal punto di vista assistenziale, ma causano un serio danno economico».

In realtà, su questo fenomeno Enrico Bondi, l’uomo della spending review e neo commissario alla sanità, vuole vederci chiaro. Dopo avere incontrato tutti i direttori generali invitandoli a risparmiare sui vari settori, nei prossimi giorni li riceverà uno per uno. E ad Antonio De Santis, direttore generale dell’Ares 118, chiederà lumi sul fenomeno del blocco delle ambulanze nei pronto soccorso, uno spreco evidente su due fronti: il ricorso ai privati costa; i dipendenti che, loro malgrado, restano a non fare nulla davanti ai pronto soccorso in attesa di poter ripartire. «Da anni denunciamo questo problema - ricorda De Santis - che purtroppo è ormai costante».
Quel conto all’Asl Roma B è solo un esempio. Sergio Bussone, sindacalista della Cgil funzione pubblica, ricorda: «In un anno, stando all’ultimo bilancio dell’Ares, il ricorso ai privati a causa delle ambulanze bloccate nei pronto soccorso ha causato una spesa di quattro milioni di euro». 

Sono in corso diverse inchieste della magistratura: la prima era scattata a febbraio quando esplosero i casi dell’Umberto I (ispezione di una commissione parlamentare, polemiche su una paziente legata alla barella) e del San Camillo (immagine di una paziente rianimata per terra); la seconda in primavera, che ha visto impegnati sempre i Nas, portò al sequestro di 30 ambulanze di ditte private per irregolarità. A inizio del 2012, inoltre, la Cgil Funzione pubblica presentò un esposto alla procura, denunciò che in media in un anno le ore di fermo nei pronto soccorso delle ambulanze è di 200 mila ore, un dato confermato anche in una valutazione contenuta in un decreto della Regione. 

Fino a pochi mesi fa non c’erano stati segni di miglioramento. Poi, però, qualcosa è cambiato: sarà una coincidenza, ma con l’avvio delle inchieste della procura sull’affollamento dei pronto soccorso e sulle «ambulanze prigioniere» guarda caso negli ultimi mesi il fenomeno è meno accentuato. Come mai? Un mistero di cui ora anche Bondi dovrà occuparsi in questa operazione di caccia agli sprechi

il messaggero

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