venerdì 26 giugno 2015

La storia di Massimiliano, operatore del 118 colpito da un arresto cardiaco mentre soccorreva un'anziana paziente, ci ricorda che "Senza pubblico sei solo"

Massimiliano Ceci è un operatore dell'Ares 118, uno di quelli che combatte quotidianamente per salvare vite umane, da 27 anni al servizio delle persone. Due giorni fa, mentre portava in pronto soccorso un'anziana signora appena soccorsa a Cerveteri, ha iniziato ad avvertire i sintomi di un infarto. Nonostante fosse consapevole del rischio che correva, è rimasto al volante fino a Civitavecchia, dove a sua volta è stato ricoverato temporaneamente dopo un arresto cardiaco per poi essere trasferito al Santo Spirito. Adesso si trova in terapia subintensiva e la Fp Cgil, a cui è iscritto e legato da anni, gli fa un sentito in bocca a lupo, augurandogli pronta guarigione.
Poteva fermarsi, chiedere a sua volta soccorso. Non lo ha fatto e ha voluto completare il suo lavoro nonostante i rischi a cui andava incontro. È un fatto che merita di essere valorizzato dall'Ares 118 e che dovrà essere tenuto a mente quando Massimiliano sarà in grado di tornare a lavorare. Ma noi abbiamo l'obbligo di ricordare, al di là della comprensibile retorica giornalistica, che Massimiliano Ceci è soprattutto un servitore dello Stato e da anni sopporta con tutti i suoi colleghi condizioni di lavoro intollerabili. Se, come diciamo sempre, fossero stati in 3 in squadra, invece che in 2, avrebbe avuto qualcuno in grado di soccorrerlo, dato che il collega in vettura aveva già un paziente di cui occuparsi.
Questo sarebbe un Paese migliore se, invece di aspettare gli atti eroici, perché di questo si tratta, mettesse i professionisti della salute in condizione di operare con maggiore tranquillità e serenità.
Non si tratta di strumentalizzare la vicenda di Massimiliano, come evitiamo di strumentalizzare tutte quelle che si susseguono nel lavoro pubblico, ma di ricordare che quelli come lui di atti eroici ne fanno ogni giorno, in condizioni davvero difficili, e che dover giungere a rischiare la propria vita per vedere riconosciuto il proprio sacrificio può lasciare l'amaro in bocca.
Un abbraccio a Massimiliano, alla moglie e ai figli. Manteniamo la guardia alta ogni giorno, anche quando gli eroi restano nell'ombra. Perchè, come spesso dice la Fp Cgil, "senza pubblico sei solo".

Il Corriere della Sera: http://goo.gl/lhjSyp
Il Messaggero: http://goo.gl/RdMq0H

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