giovedì 13 giugno 2013

SANITA': DALL'INSULTO ALLE MANI, OLTRE 1.500 AGGRESSIONI AL GIORNO AL 118

Roma - Almeno 1.500 aggressioni al giorno, dall’insulto all’uso della forza. È l’altra emergenza che devono affrontare gli equipaggi delle ambulanze italiane, soprattutto nelle aree metropolitane. Un fenomeno in forte aumento a causa della crisi che amplifica il disagio, in particolare nelle fasce deboli della popolazione, ed esaspera ogni conflitto. L’ultimo episodio ieri a Roma dove, dopo una lite sfociata in un omicidio, i soccorritori del 118 sono stati aggrediti dalla folla. “Gli operatori dell’emergenza sono ogni giorno in prima linea, e il volume di lavoro è enorme”, spiega all’Adnkronos Salute Francesco Enrichens, vicepresidente della Società italiana sistemi 118 (Sis) e direttore Dipartimento emergenza della città della Salute di Torino. Nel nostro Paese, infatti, “ci sono oltre 100 centrali operative e 1.500 equipaggi sanitari che, ogni anno, fanno fronte a 20 milioni di chiamate. In pratica, il 25% della popolazione italiana telefona al 118. Per non contare che il 40% degli italiani passa ogni anno attraverso il Pronto soccorso”. Ma oltre alle difficoltà di soccorre i cittadini in situazioni di emergenza, gli operatori sanitari si trovano sempre più spesso a dovere fronteggiare rabbia e aggressività. “Ogni équipe, almeno una volta al giorno, si trova in queste situazioni. Senza contare le telefonate aggressive che le centrali ricevono”.  Un fenomeno legato alla particolarità del lavoro. “Il servizio 118 - spiega Enrichens - si svolge in genere in mezzo alla strada, o comunque in pubblico. Tutti vedono quello che facciamo e, purtroppo, non tutti capiscono cosa facciamo, E non manca mai qualcuno pronto intervenire convinto di saperne di più”. Altro problema: “I tempi di arrivo percepiti - continua - non sono mai reali, ma molto amplificati. Per questo motivo dal 1994 tutte le chiamate vengono registrate. E ogni verifica evidenzia che il tempo d’arrivo è sempre minore rispetto a quello denunciato da chi aspetta. Ma questo è spesso uno dei motivi di esasperazione”. Da considerare poi che «le manovre fatte per stabilizzare il paziente, necessarie per trasportarlo - continua Enrichens - sono sconosciute da chi sta intorno, che spesso considera una perdita di tempo l’intervento che precede l’arrivo in ospedale». Va inoltre considerato che “il 30% dei servizi di 118 avviene per traumi, incidenti in strada o altro. Casi in cui gli animi sono già surriscaldati e l’aggressività delle persone si scarica sull’operatore”.  Un campo di lavoro particolarmente difficile, dunque. “Gli operatori si trovano quotidianamente ad affrontare queste difficoltà. Non a caso sono addestrati psicologicamente a mantenere il sangue freddo, ad interloquire con chi sta davanti in modo da disinnescare il conflitto. Persino ad utilizzare posture fisiche che dissuadano dall’aggressività”, precisa Enrichens. I pericoli per le èquipe delle ambulanze, però, sono anche legati ai luoghi dove operano. “Qualche anno fa un nostro medico è stato investito sull’autostrada da un tir, il cui autista si era addormentato, mentre prestava soccorso sull’autostrada. E ogni anno registriamo incidenti per le eliambulanze”, dice il vice presidente della Sis, società che da oggi a sabato terrà il suo congresso ad Ancona. Ad oggi, però, mancano dei dati puntuali su tutti i tipi di incidenti che si verificano durante il lavoro di soccorso. “Serve un osservatorio ad hoc che metta insieme tutti i dati rilevati dalle società scientifiche, dai collegi degli infermieri e dalle associazioni di volontariato», dice Enrichens che si appella al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin per concretizzare la proposta. “Fino ad oggi abbiamo a disposizione solo stime empiriche. Serve una rilevazione ufficiale che potrebbe essere legata ai flussi informativi sanitari regionali Emur, trasmessi dalle Regioni al ministero della Salute”.

Nessun commento:

Posta un commento